Onorevoli Colleghi! - Il tema della riduzione del numero dei componenti delle assemblee elettive è oggi fortemente sentito dall'opinione pubblica come obiettivo prioritario di ogni intervento di riforma istituzionale.
La materia in questione non è affatto nuova nel dibattito parlamentare, essendo all'attenzione delle Camere da diverse legislature e rappresentando un'istanza che può ormai ritenersi condivisa da larga parte delle forze politiche.
Basti in proposito ricordare che il progetto di legge costituzionale approvato nella XIII legislatura dalla Commissione parlamentare per le riforme costituzionali, presieduta dall'onorevole D'Alema (atto Camera n. 3931 e atto Senato n. 2583) prevedeva la riduzione del numero dei parlamentari a quattrocento e quello dei senatori elettivi a duecento. Nel testo risultante dalla pronuncia della Commissione sugli emendamenti si optava, per quanto concerne il numero dei componenti della Camera dei deputati, per una soluzione volta a stabilire un numero minimo (pari a 400) e uno massimo (pari a 500), rinviando alla legge ordinaria la fissazione del numero dei deputati.
Nella XIV legislatura il disegno di legge costituzionale di riforma della parte seconda della Costituzione, presentato dal Governo al Senato (atto Senato n. 2544), riprendeva, per quanto riguarda la riduzione del numero dei parlamentari, il testo della Commissione D'Alema. Nel corso dell'esame parlamentare presso la Commissione Affari costituzionali della Camera, l'entità della riduzione proposta fu ritenuta eccessiva, anche tenendo conto del numero dei parlamentari dei paesi europei demograficamente simili all'Italia. Per tale motivo il numero dei deputati fu portato a cinquecento, mentre quello dei senatori elettivi venne fissato in duecentocinquantadue.